Per l’accusa la vittima, un 32enne del luogo, nel 2006 sarebbe stata condotta a bordo della propria auto con un inganno e in seguito ammazzata da un 56enne, con supporto logistico di altri tre indagati. Il cadavere non è stato mai ritrovato.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un’ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nel procedimento a carico di quattro persone, tutte originarie di Altamura, accusate a vario titolo di omicidio aggravato in concorso, detenzione e porto illegale di armi. Il tutto, con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), il pomeriggio del 17 novembre 2006, la vittima, 32enne del posto, condotta a bordo della propria auto con un inganno nelle campagne di Altamura da due persone (fra le quali Bartolo Dambrosio, ritenuto il capo dell’omonimo clan, a sua volta vittima di omicidio nel 2010), veniva colpita a distanza ravvicinata da tre colpi di fucile esplosi da uno degli odierni arrestati, ora 56enne, con il supporto logistico degli altri tre (di 45, 57 e61 anni), che poi provvedevano a spostare e a nascondere l’auto della vittima, il cui cadavere non è stato mai ritrovato.
Le indagini, condotte in più fasi dai militari del Reparto Operativo - Nucleo Investigativo e coordinate dalla DDA di Bari, sviluppate perlopiù mediante servizi di osservazione e pedinamento e per mezzo di attività tecniche, supportate inoltre da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati e di individuare il movente del grave fatto delittuoso, tuttora caso di “lupara bianca”. Il mandante, infatti, allora a capo dell’omonimo sodalizio criminale (non imputato per sopraggiunta morte del reo), avrebbe commissionato e partecipato all’omicidio, unitamente ai quattro arrestati odierni, per agevolare l’attività mafiosa del proprio gruppo criminale, con il quale la vittima, pur avendone fatto parte, era entrato in contrasto sì da progettare a sua volta un attentato ai danni dello stesso capo clan.
Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico dell’indagato è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha disposto la cattura delle quattro persone, delle quali tre già detenute per altra causa.