Sequestrati beni per oltre un milione di euro. L'operazione tra le province di Bari, Bat e Brindisi.
Anche quattro persone residenti a Fasano sono state arrestate nell’ambito di un blitz contro il traffico internazionale di sostanze stupefacenti scattato all’alba di oggi (mercoledì 25 ottobre). Sono 15 in tutto le persone condotte in carcere, accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, produzione, traffico e detenzione illeciti delle predette sostanze, riciclaggio e detenzione illegale di armi. L’indagine è stata condotta dai finanzieri del comando provinciale di Bari, con il supporto di personale del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di Finanza e del locale Reparto Operativo Aeronavale, sotto la regia della Dda del capoluogo di regione. Le persone indagate sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale barese, su richiesta della stessa Direzione distrettuale antimafia. Oltre ai quattro fasanesi, le altre persone raggiunte dal provvedimento restrittivo risiedono fra le province di Bari e Bat. Inoltre è stato emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 1 milione di euro. Uno dei quattro fasanesi è stato arrestato nel Comune di Avezzano, provincia de l’Aquila. L’operazione costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine coordinata dalla locale Procura ed eseguita dal Gico del Nucleo Pef Bari - con l’ausilio del Gruppo Mezzi Tecnici del Servizio Centrale Ico della Guardia di Finanza - che ha consentito di disvelare l’esistenza di un’associazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti (marijuana, hashish e cocaina), con sede operativa ad Andria (Bat) e propaggini nel brindisino, e canali di approvvigionamento in Calabria e in Spagna. Le investigazioni traggono origine dal sequestro, nei confronti di uno degli odierni indagati, operato dalle autorità francesi nel quadro di scambi informativi tempestivamente avviati con la polizia giudiziaria operante, di 75 chilogrammi di cocaina, destinati in Italia, e di 865 mila euro in contanti, con il conseguente arresto in flagranza del predetto soggetto. Successivamente, sono stati eseguiti i pertinenti approfondimenti investigativi mediante il ricorso non solo ad attività di polizia giudiziaria “tradizionali” (intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi dei tabulati telefonici, registrazioni video, georeferenziazioni satellitari Gps, servizi di osservazione, controllo e pedinamento) ma anche alla disamina del contenuto dei messaggi scambiati sulla piattaforma criptata “Sky Ecc”. Numerosi i riscontri operativi effettuati durante le indagini - eseguiti dal Nucleo Pef di Bari e da altri reparti della Guardia di Finanza opportunamente attivati - che hanno permesso di sottoporre a sequestro rilevanti quantitativi di cocaina, hashish e di marijuana, nonché di procedere all’arresto in flagranza di vari soggetti. Pertanto - secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip. del Tribunale di Bari (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) – gli accertamenti svolti avrebbero consentito di dimostrare come il gruppo investigato, facente capo a soggetti operanti nel contesto criminale andriese, fosse connotato da un’elevata capacità organizzativa e dotato di una rilevante disponibilità di mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una “cassa comune” e di una “contabilità condivisa”, come emergerebbe dalle conversazioni captate. In particolare, l’associazione avrebbe operato nel panorama del traffico internazionale di sostanze stupefacenti anche avvalendosi di un indagato, dimorante nel sud della Spagna, dedito all’esportazione di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti destinati a rifornire i mercati pugliesi. Il sodalizio, inoltre, avrebbe avuto delle ramificazioni nella provincia di Brindisi, dove un pregiudicato si sarebbe occupato in loco della ricerca di canali di smercio della droga. L’organizzazione criminale, per occultare la presenza delle sostanze stupefacenti, avrebbe utilizzato automezzi dotati di “doppi fondi”, ricorrendo, inoltre, per rendere più difficoltosa l’individuazione dei traffici illeciti, alle seguenti espressioni gergali: la cocaina (“la bianca”) veniva definita “grezza”, se non lavorata, o “a scaglia” se aveva subito il primo taglio; “la verde” e “la verdura” indicavano la marijuana; “il sistema” alludeva alle modalità di allestimento delle autovetture; “il punto” o il “punto e mezzo” definivano i margini di guadagno per i sodali. Significativa, altresì, sarebbe stata la propensione alla violenza e all’uso di armi da sparo, quali strumenti di risoluzione dei conflitti eventualmente insorti in occasione dell’approvvigionamento di droga, come rilevabile dalle condotte di due indagati.