Ieri, lunedì 30 ottobre, si sono svolti i funerali del 29enne morto in circostanze misteriose in Cina
FASANO - Una folla di parenti e amici si sono stretti ieri pomeriggio attorno alla famiglia di Marcello Vinci, il 29enne insegnante fasanese morto in circostanze ancora del tutto non chiare tra il 5 e il marzo a Chengdu in Cina. Si sono infatti svolti i funerali del ragazzo arrivato in Italia giovedì scorso dopo quasi otto mesi in cui la famiglia ha dovuto sobbarcarsi spese e dolore per far rientrare la salma. Il feretro, contenuto in una grande bara, è stato vegliato nella chiesa del Purgatorio prima di essere portata alla chiesa Matrice per l’estremo saluto. A celebrare l’omelia funebre don Luigi Bianchessi, parroco di Torre Canne, la frazione marinara dove risiedono papà Antonio e mamma Angela. A fine celebrazione diversi sono stati i ricordi del ragazzo scomparso. La mamma del 29enne, Angela Berni, dopo il funerale, non ha voluto che venisse eseguita la tumulazione. Infatti la salma di Marcello Vinci è stata portata nella camera mortuaria di Fasano in attesa che la Procura di Roma dia l’okay per un nuovo esame autoptico. Su questo la famiglia non transige ed è pronta ad affrontare, con i propri legali, una nuova battaglia dopo quella, lunga e terribile, durata tanti mesi, per riportare Marcello in Italia. L’Asl ha intanto dato l’autorizzazione per cambiare anche la bara al ragazzo giunto in Italia in un feretro dalle dimensioni decisamente diverse rispetto a quelle italiane. Poi si attenderanno le decisioni romane. Di sicuro gli avvocati si interfacceranno con il pm che ha in mano l’inchiesta consapevoli delle difficoltà del caso. Dalla Cina, infatti, è giunto un misero referto autoptico in cui di legge che si tratta di suicidio e che la morte è stata causata da una caduta dall’alto. Toccherà quindi agli investigatori italiani cercare di capire, e non sarà facile, cosa sia realmente accaduto e come un 29enne fasanese pieno di sogni e con la voglia di tornare a casa abbia deciso, di colpo, di togliersi la vita. Un’ipotesi che la famiglia non accetta.