di aggirarsi tranquillamente negli spazi di via Gentile.
Sotto la lente dei giudici di
Bari, nell’inchiesta che due giorni fa ha portato all’interdizione per 12 mesi
per il direttore generale dell’Asset Elio Sannicandro (all’epoca commissario
straordinario per il dissesto idrogeologico), emerge la facilità di accesso
negli uffici della Regione Puglia di soggetti esterni, capaci di aggirarsi
tranquillamente negli spazi di via Gentile senza problemi. «Dai ripetuti
incontri presso la sede della Regione Puglia - scrive il gip Giuseppe Battista
nell’ordinanza con cui sono state disposte 11 misure cautelari – si evince
un’elevatissima permeabilità del predetto ente pubblico nel far accedere
all’interno dei propri uffici soggetti esterni che incontrano funzionari
pubblici in servizio». E non risulta, nota ancora il gip, «che tali incontri
abbiano una giustificazione ufficiale connessa al servizio». Il passaggio fa
riferimento ai vari incontri avvenuti tra l’imprenditore di Lucera Antonio Di Carlo,
in carcere perché accusato di 15 episodi di corruzione e turbativa d’asta, sua
figlia Carmelisa (ai domiciliari) e il funzionario regionale Michele Tamborra,
competente per le procedure di finanziamento dei lavori sul demanio idrico e
interdetto per 12 mesi come Sannicandro. Nel corso degli incontri, al
funzionario sarebbe stati consegnati 5 mila euro e «l’utilità in favore
dell’amico imprenditore Gaetano Mininno», ammesso alla gara per i lavori del
parco archeologico di Castiglione pur non avendone i requisiti. Materialmente
le tangenti non sarebbero state consegnate negli uffici regionali: gli incontri
tra gli indagati sarebbero per lo più avvenuti in luoghi «neutri» come bar,
ristoranti e circoli. Ma anche nei pressi degli uffici della Regione di via
Gentile sono finiti alcuni «movimenti» messi a verbale dagli inquirenti. Ci
sarebbe poi un altro locale della Regione, la «casetta rossa», in cui
Sannicandro e il presidente della commissione di gara (non indagato) per i
lavori di prevenzione del rischio idrogeologico nei bacini del torrente Picone
e lama Lamasinata si sarebbero incontrati prima della seduta stessa. Per quelle
gare, assegnate poi alle aziende di Di Carlo, Sannicandro è accusato di aver
ricevuto tangenti per 60 mila euro. Un servizio nel telegiornale.