Grave degli appestati a Fasano, Amati: “Il teschio ritrovato nel 2021 è di un uomo di 40-50 anni”

Autore Redazione Canale 7 | gio, 20 mar 2025 10:29 | 234 viste | Fasano Grave-Degli-Appestati Attualità

“Ora c’è da stabilire se morì della peste del 1690-91”.


“Il teschio rinvenuto nel sito Grave degli appestati nel 2021 a Fasano è di un uomo. È quanto emerso dalla prima analisi e riferito nel corso dell’audizione in VII Commissione della Dirigente della Sezione Tutela e Valorizzazione dei Patrimoni Culturali della Regione Puglia, Adele Candela”.Così in una nota del consigliere e assessore regionale Fabiano Amati.

“Dai primi risultati emersi il sito è stato classificato come giacitura secondaria, ovvero di minore rilevanza rispetto a una fossa comune, anche se le fonti storiche confermano la presenza di un seppellimento collettivo di vittime della peste del 1690, che potrebbe essere occultato dagli inerti accumulatisi nei secoli successivi.

Questi i primi risultati raggiunti dopo il finanziamento regionale disposto dall’art. 65 della L.R. 51/2021, finalizzato alla riqualificazione, valorizzazione e fruibilità del sito carsico “Grave degli Appestati” nel Comune di Fasano. Ora l’obiettivo è prevedere ulteriori scavi e approfondimenti che potrebbero confermare questa ipotesi.

Sul piano antropologico, l’analisi morfologica del cranio, rinvenuto precisamente il 11 dicembre 2021 e che si ipotizza possa risalire alla peste del 1690-1691, ha evidenziato che appartiene a un uomo tra i 40 e i 50 anni, senza segni evidenti di patologie ossee. In quella occasione fu chiamato Laurenzia per omaggiare la festa del giorno. Inoltre per accertare la presenza della peste sarà necessario effettuare un’analisi genetica sul collagene dentale, in quanto la malattia non lascia tracce sulle ossa. Per chiarire la datazione e la natura del ritrovamento, sono stati previsti due tipi di analisi: la datazione con Carbonio 14 (C14), utile a stabilire con precisione l’epoca del decesso, con un costo stimato di 500 euro per campione e la necessità di almeno dieci campioni, e l’analisi genetica per individuare il batterio della peste, effettuabile in pochissimi laboratori italiani specializzati, con un costo stimato di circa 5.000 euro per campione e tempi di esecuzione di 5-6 mesi. Il genoma del ceppo di peste del 1690 è già stato sequenziato e, se il materiale biologico del ritrovamento non risulterà degradato, sarà possibile confrontarlo per verificare una corrispondenza.

Capire e avere informazioni certe su questo ritrovamento giustificherebbe ulteriori investimenti per la rimozione degli inerti che, nel corso dei secoli, potrebbero aver coperto i cadaveri delle vittime della peste. Senza una finalità scientifica, culturale o storica, la Regione non avrebbe motivo di finanziare questi interventi. Si procederà quindi a raccogliere informazioni dettagliate sui costi delle analisi e sugli istituti specializzati disponibili a effettuarle anche qui in Puglia, per poi valutare, con il Dipartimento Cultura, la richiesta di ulteriori approfondimenti da presentare in una prossima audizione”.

 


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