Ma il consigliere regionale Amati si ribella: 'Sono pazzi, li contrasterò in ogni modo'
BARI - Ancora una rivoluzione nell’assistenza medica urgente in Puglia. Dal 1° maggio chiuderanno molti punti di primo intervento, strutture nate per sopperire alla chiusura degli ospedali. Secondo i dati entro la fine di questo mese saranno 39 i Ppi che subiranno un ulteriore riconversione: in alcuni casi ci saranno postazioni del 118, in altri solo un’ambulanza o auto medica. Nei punti di primo intervento per il cittadino era possibile accedere autonomamente ma senza la possibilità di essere posto in osservazione o ricoverato. I sanitari stabilizzavano il paziente che veniva trasferito nell’ospedale più vicino. Ora, con la scomparsa del posto di primo intervento e l’arrivo delle postazioni del 118, il cittadino non potrà recarsi da nessuna parte venendo meno il luogo fisico ove andare. In caso di urgenze dovrà chiamare il 118 oppure andare in qualche pronto soccorso vicino. Saranno i numeri d’accesso a stabilire come saranno riconvertiti i Ppi.
Quelli che fino ad oggi hanno effettuato oltre seimila accessi (parliamo di Fasano, Terlizzi, Triggiano, Torremaggiore, Vico del Gargano, Vieste, Canosa, Trani, Ceglie Messapica, Mesagne, S. Pietro Vernotico, Grottaglie, Massafra e Statte) avranno una postazione medicalizzata del 118, ma tutti gli altri (tra questi Cisternino, Alberobello, Conversano, Gioia del Colle, Locorotondo, Mola di Bari e Noci) potranno disporre solo di una postazione mobile (un’ambulanza medicalizzata o un’auto medica o la cosiddetta “India”, auto solo con infermieri). In alcuni casi sono previste deroghe con una doppia unità mobile come, ad esempio, nelle città turistiche tipo Alberobello e Polignano ma solo dal 1° aprile al 30 settembre. E’ facile intuire che nonostante la decisione sia stata già presa dalla Giunta regionale non mancherà di far discutere anche nella stessa maggioranza. Ad esempio il consigli9ere regionale del Pd Fabiano Amati è già andato su tutte le fuire dichiarando “Sono pazzi. Farò tutto il possibile perché quanto previsto da questo nuovo piano non avvenga”. In Regione si giustifica segnalando come in alcuni punti di primo intervento si registrino dai 2 ai 4 accessi al giorno. Troppo pochi per i costi da sostenere. Ma è anche vero che con la chiusura di questi 39 punti di primo intervento i cittadini dei Comuni interessati si riverseranno nei pronto soccorso più vicini, in molti casi già al collasso.