Intesa siglata oggi tra Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai s.p.a.
( Da comunicato Coldiretti Puglia) - Grazie alla storica intesa sottoscritta da Coldiretti, Unaprol, Federolio e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) che coinvolge le principali aziende di confezionamento italianeper un quantitativo di 100mila quintali di olio extravergine di oliva ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro, ci sarà olio pugliese in 2 bottiglie su 3 in vendita sugli scaffali.
“E’ una boccata d’ossigeno per il settore olivicolo pugliese, piegato dal maltempo degli ultimi mesi e dalla Xylella”, commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. Si tratta del più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre che partirà dalla campagna olivicola in corso e avrà durata pluriennale – spiega Coldiretti Puglia - con l’obiettivo di assicurare la sicurezza e le diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita. E’ prevista, infatti, una soglia minima di prezzo sufficiente a coprire i costi per la produzione e la tracciabilità di filiera con delle maggiorazioni anche in base a parametri qualitativi.
“E’ una risposta concreta alla storica carenza di un vero sistema di filiera che Coldiretti è riuscita a colmare, dove la parte agricola è sempre stata forte nella produzione e debole sul mercato – aggiunge Cantele - e che ha visto nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia crescere rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa. Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati per ‘costruire’ blend con oli regionali. Gli oli di oliva stranieri percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in autobotti che non solo contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera, ma proprio per le condizioni di trasporto si degradano”.
I protagonisti del contratto di filiera hanno aderito al progetto promosso da Coldiretti di realizzare una filiera agricola italiana per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato.
“Nei primi mesi del 2018 la Puglia ha visto crescere le esportazioni di olio dell’11,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – aggiunge – dove a sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute, associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione. Gli oli d’importazione vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri”.
La Puglia detiene un patrimonio di 60 milioni di ulivi – conclude Coldiretti Puglia – su una superficie di 383.650 ettari, con una PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%.
Nel mondo sono stati consumati nel 2017 complessivamente 2,95 miliardi di chili, la metà dei quali nei Paesi dell’Unione Europea con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con 557 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 470 milioni di chili. In Italia – spiega la Coldiretti sulla base di un’indagine Ismea – 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni secondo uno stile alimentare fondato sulla dieta mediterranea che ha consentito al Belpaese di conquistare primati mondiali di longevità, tanto che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini.
Oltre ai cambiamenti climatici, a incidere pesantemente sullo stato di salute del settore sono l’aumento delle contraffazioni a scapito del made in Italy; la prepotenza sul mercato di potenti multinazionali straniere che dettano politiche dei prezzi a scapito della qualità e della distintività, l’invasione di olio tunisino a seguito della decisione dell’Ue di porre il dazio zero sulle importazioni nel 2016 e 2017.