Ieri, lunedì 19 novembre, i funerali del 19enne calciatore del Martina
FASANO - «La morte di Fabiano è uno strappo doloroso che anche se un giorno sarà ricucito lascerà una cicatrice a ricordo indelebile. Quello di quest’oggi non è un addio ma solo un arrivederci». Queste alcune parole dette in omelia da don Gianluca Dibello, parroco di Montalbano, durante la celebrazione dei funerali del 19enne Fabiano Colucci, il calciatore fasanese in forza al Martina Franca suicidatosi ieri mattina nel suo garage. All’estremo saluto, svoltosi sotto una pioggia copiosa, erano in tanti. C’erano i suoi amici più cari che hanno portato a spalla il feretro dall’abitazione del ragazzo sino alla vicina chiesa frazionale e poi il mondo del calcio con la squadra del Martina al completo (sono stati i calciatori di quest’ultima formazione a portare la bara bianca dalla chiesa al carro funebre), una rappresentanza del Fasano con in testa il presidente Franco D’Amico e il tecnico Giuseppe Laterza, tecnici e giovani atleti della Bs Soccer Team, società in cui Fabiano ha mosso i primi passi da calciatore e in cui milita il fratello del giovane scomparso, proprio colui che lo ha ritrovato ormai cadavere in garage. E ancora tra la folla il sindaco di Martina Franca Franco Ancona e il comandante della locale Compagnia dei Carabinieri, il capitano Daniele Boaglio, in quanto uno zio del ragazzo è un militare dell’Arma. Sul feretro le varie maglie da gioco con in primo piano una la casacca biancazzurra con il numero 7 e il suo nome stampato. Sopra tutto questo il dolore incommensurabile dei genitori incapaci di capire, come tutti del resto, del perché di un gesto simile. E poi i compagni di scuola della sorellina di Fabiano, tutti con una rosa bianca tra le mani deposta a fine rito sulla bara. «La morte di Fabiano è stata uno strappo improvviso, inatteso – ha sottolineato don Gianluca Dibello -. Gli strappi fanno male e sanguinano per molto tempo. Sono ferite che spesso devono essere ricucite ma che lasciano una cicatrice per sempre. Venti anni per noi sono pochi. E’ il periodo in cui comincia a concretizzarsi la maturità e i progetti, i sogni, gli affetti cominciano a delinearsi con più chiarezza. E per Fabiano, a 20 anni, c’erano già tante strade aperte: l’amore familiare, il calcio, i suoi amici, tanti quest’oggi non solo per dire a Fabiano arrivederci ma anche per manifestare ciò che ciascuno di noi ha nel cuore. Ciao Fabiano non vuol dire addio ma solo arrivederci. Un giorno ci rivedremo». I palloncini bianchi liberati nel cielo plumbeo hanno accompagnato l’ultimo viaggio di Fabiano verso il cimitero della frazione fasanese mentre sui social il ricordo del ragazzo continua ad essere presente. «Meriti il mio ultimo rimprovero da mister, non sarei coerente – ha scritto su Facebook Gianclaudio Semeraro, il suo primo allenatore -. Sei sempre stato maledettamente imprevedibile, sia nel calcio che nella vita, tante gioie unite a dispiaceri, ma mai cattivo. Ora si cerca una colpa, un perché, ma nessuno sa chi era Fabiano. Sei stato egoista, ci hai condannato al dolore e alla sofferenza.. Ma come sempre ti abbiamo già perdonato, la punizione è finita. Torni di nuovo titolare nella squadra, aspettiamo il tuo prossimo eurogol e la corsa ad abbracciarci tutti. Non ho mai subito una sconfitta come questa , è dura, ma sei entrato nella squadra del mio cuore, quella fatta di persone uniche, che vincerà il campionato più bello della mia vita, il mondiale dell’amore. Non cercate di giudicare e capire, lui era Fabiano».