La consigliera pentastellata interviene dopo la recente bocciatura del provvedimento.
MONOPOLI - È da aprile 2019 che il MoVimento 5 Stelle denuncia le criticità di un Piano Casa applicato agli edifici industriali con relativa trasformazione in edifici residenziali senza una pianificazione urbana puntuale, criticità di cui dobbiamo ringraziare una maggioranza trasversale, capitanata da Fabiano Amati, con l’appoggio di parte del PD regionale e larga parte dell’opposizione di centro-destra, che ha snaturato la Legge 14/2009, servendola su un piatto d’argento ad imprenditori senza scrupoli, che avrebbero creato danni irreversibili allo sviluppo organico del nostro territorio, nonostante la strenua opposizione dei Consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle.
Dopo aver inviato ben 5 diffide al Comune di Monopoli, citando varie sentenze del Tar che davano ragione alla nostra tesi, alcuni giorni fa è intervenuta la Corte Costituzionale con la sentenza n.70 del 19.03.2020, pubblicata il 24.04.2020 la quale ha sancito l’illegittimità costituzionale dell’art. 2 della legge della Regione Puglia 17 dicembre 2018, n.59 e, a partire dalla data del 19 aprile 2019, dell’art. 7 della legge della Regione Puglia 28 marzo 2019, n. 5, ossia la norma che si preoccupa di interpretare una disposizione, contenuta nella legge reg. Puglia n. 14 del 2009, relativa agli ampliamenti volumetrici consentiti in caso di demolizione e ricostruzione di edifici preesistenti (cosiddetta ristrutturazione ricostruttiva), stabilendo l’illegittimità costituzionale della Legge 14/2009 nella parte in cui prevede, in caso di demolizione e ricostruzione, una «diversa sistemazione plano-volumetrica o a diverse dislocazioni del volume nell’area di pertinenza».
Tradotto in parole povere, dopo aver permesso la trasformazione di un industria in un condominio residenziale ed averne aumentato il volume del 35%, la maggioranza regionale di centro-sinistra-destra aveva permesso di “spacchettare” le aree, trasformando un enorme capannone in più piccole aree, modificando quindi l'aspetto del fabbricato originale.
In questo modo un privato (a proposito, la compagine sociale è sempre la stessa?) acquista per pochi spiccioli un opificio industriale dismesso di migliaia di metri quadri che diventa per magia un villaggio di circa 400 appartamenti riuniti in fabbricati più piccoli e più piacevoli, magari vista mare, con un enorme speculazione edilizia.
Alla faccia di tanti costruttori di professione che hanno rispettato sempre le regole acquistando aree edificabili pagando IMU a vuoto in attesa di avere Pue approvati.
Tutto questo era già scorretto, ma diventava vergognoso quando negli affari spuntavano interessi personali di alcuni politici locali.
Ora che la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità di tali norme, assistiamo a pianti in diretta televisiva e sui social di attuali consiglieri regionali di centrosinistra e comunali di centrodestra, a breve probabilmente nella stessa coalizione, che sostengono come senza questo articolo del piano casa tutto il settore edile andrà in fallimento e addirittura che il piano casa evita la corruzione?!?!
Cioè chi invece sceglie un accordo di programma ottiene quello che vuole pagando il politico di turno???
Questa è una affermazione gravissima, se chi lo afferma sa qualcosa di concreto ha il dovere di correre in Procura a denunciare l’atto corruttivo, altrimenti sono solo chiacchiere in libertà.
La verità è che questa sentenza della Corte Costituzionale riapre un capitolo che sembrava ormai tristemente chiuso, ci infonde fiducia e ci dà la forza di continuare a credere che una Monopoli migliore sia possibile.
Monopoli, 30.04.2020
Giulia Cazzorla