L'omicidio aveva derminato successive fibrillazioni tra i clan Anemolo e Capriati.
BARI - Stamattina, circa 50 militari del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di 11 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, detenzione di armi clandestine, rapina, evasione e calunnia, .
Le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico degli esecutori materiali e dei mandanti dell’omicidio di ANDOLFI Fabiano, avvenuto nel quartiere Carrassi di Bari il 14 gennaio 2018 e documentato il pesante clima di tensione creatosi nei mesi successivi, con scorrerie armate e tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti.
Secondo le investigazioni, ANEMOLO Vincenzo, capo dell’omonimo clan, e CASCELLA Francesco, affiliato al clan PALERMITI, sarebbero stati i mandanti, mentre CUCUMAZZO Filippo, GIANNINI Domenico, DI COSMO Donato Maurizio e DE BENEDICTIS Giovanni sarebbero stati gli esecutori materiali.
Il movente risiede nello scontro sorto tra il clan ANEMOLO (egemone nel quartiere Carrassi e Poggiofranco di Bari, in “” con i PALERMITI) e il clan CAPRIATI, a seguito del passaggio della vittima (già appartenente agli ANEMOLO) a quest’ultimo clan e alla sua pretesa di gestire attività illecite nella porzione di territorio sotto il controllo criminale degli ANEMOLO. In tale contesto si inquadra l’antefatto, allorquando, qualche giorno prima della sua morte, all’interno di un locale nel quartiere Carrassi, ANDOLFI avrebbe pubblicamente offeso ANEMOLO Vincenzo.
Nei giorni successivi all’omicidio si venne a creare un clima di tensione nel quartiere, che sfociava in una serie di scorrerie armate e di tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti. La pericolosa situazione rendeva necessari numerosi interventi da parte degli uomini dell’Arma, tradottisi nell’arresto, il 10 febbraio 2018, di MELE Roberto, fratellastro della vittima, trovato in possesso di una pistola cal. 9 con matricola abrasa, completa di 13 colpi.
Smorzati i progetti vendicativi di MELE, dopo circa tre mesi nascevano nuove e diverse fibrillazioni all’interno del clan ANEMOLO. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, nel mese di giugno, ANEMOLO Vincenzo ordinava l’omicidio di CUCUMAZZO Filippo, per scongiurare il rischio che quest’ultimo decidesse di collaborare con la giustizia, perché “sapeva troppe cose e parlava troppo”. Ed infatti, nel giugno 2018, il CUCUMAZZO venne fatto segno, fortunatamente senza conseguenze, di due colpi d’arma da fuoco esplosi da CAPUTO Giuseppe e DE BENEDICTIS Giovanni, poi arrestati da militari del Nucleo Radiomobile di Bari, perché, durante una delle citate scorribande in armi, erano stati trovati in possesso di una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa, completa di 5 cartucce, di un giubbotto antiproiettile, guanti in lattice e passamontagna. L’arresto dei due non fermava le intenzioni di CUCUMAZZO Filippo, che continuava ad aggirarsi armato nel quartiere Carrassi, commettendo anche due rapine ai danni di un circolo privato posto sotto il controllo degli ANEMOLO. Come reazione, l’ANEMOLO Vincenzo ordinava addirittura l’acquisto, presso un trafficante di armi, di ordigni esplosivi azionabili a distanza e di fucili mitragliatori. Anche in questo caso, la tensione veniva smorzata dall’intervento dei Carabinieri che arrestavano, nel mese di luglio, CUCUMAZZO Filippo, sorpreso a bordo di uno scooter, armato con una pistola cal. 6,35 rubata.