Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini: una vicenda a dir poco irreale quella che coinvolge anche diversi commercianti
MONOPOLI - Peculato, peculato d’uso, peculato in concorso, somministrazione di medicinali in modo pericoloso, esercizio abusivo di una professione, ricettazione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite. Sono la serie di reati per cui è indagato un noto 64enne monopolitano, impiegato all’ospedale “S. Giacomo” di Monopoli. A lui e ad altri nove monopolitani il pubblico ministero Chiara Giordano ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini per una vicenda, chiamata operazione “Unreal”, a dir poco allucinante emersa per caso durante la fase delle intercettazioni ambientali che hanno portato a scovare i “furbetti” del cartellino sempre nel nosocomio monopolitano. A capire che c’era anche altro che non andava al “San Giacomo” sono stati i Carabinieri della Stazione di Monopoli delegati, come detto, alle indagini sui furbetti. I militari dell’Arma si sono accorti che un dipendente, a differenza degli altri che timbravano e poi uscivano per faccende personali, lavorava come un crumiro recandosi in ufficio negli orari più impensati, anche nei festivi, e spesso e volentieri con pacchi o buste in mano. Intuendo ci fosse qualcosa sotto hanno avuto l’autorizzazione da parte del magistrato di effettuare intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e analisi di documentazione contabile e quello che ne è venuto fuori non è da meno dell’indagine principale. Si è scoperto che il dipendente “si appropriava di materiali di vario genere e valore dell’Amministrazione pubblica di cui aveva per ragioni del proprio ufficio e servizio il possesso o comunque la disponibilità essendo depositati e custoditi all’interno del magazzino economale cedendoli a terze persone estranee all’Asl”. Di fatto faceva sparire rotoloni di carta, carta igienica, detergente, nastro adesivo, toner, bicchieri di plastica e tanto altro materiale non identificato. Non solo. Aveva fatto del suo ufficio una seconda casa utilizzandolo anche in orari e giorni non lavorativi, ricevendo gente e utilizzando i computer dell’Asl per andare sui social, su siti di scommesse sportive e sinanche su siti porno per compiere pratiche di autoerotismo. Finita? Macché. Riusciva a procurarsi medicinali, soprattutto Viagra, attraverso la complicità di un altro indagato, che poi consegnava a persone, facendosi pagare o ricevendo favori, fornendo anche la posologia pur non avendone le competenze mediche e mettendo a serio rischio la salute altrui. E non basta. Aveva anche creato una rete con alcuni commercianti (indagati anche loro) i quali fornivano al dipendente della merce scontrinando il falso. Di fatto i suoi acquisti erano irreali o gonfiati proprio con il favore di commercianti compiacenti riguardanti materiali acquistati in emergenza fuori bando gara. Un esempio? L’Asl aveva bisogno di dvd e aveva incaricato il dipendente infedele di andarli a comprare stanziando una certa somma. Bene, l’uomo spendeva molto meno ma lo scontrino, grazie al commerciante compiacente, era della somma stanziata. Il denaro pari alla differenza lo intascava. Una pratica messa in atto con diversi negozi cittadini e per cui sono finiti indagati anche alcuni noti commercianti monopolitani. Per ricettazione, oltre al 64enne, sono indagati anche un altro dipendente Asl che forniva medicinali all’uomo e nella cui abitazione sono stati rinvenuti medicinali provenienti dalla farmacia ospedaliera e il presidente di una nota associazione che “acquistava o riceveva dei toner per stampanti prelevati dai magazzini della Asl. Dulcis in fundo nelle intercettazioni nel calderone, ma non indagato, è finito anche un assessore. L’uomo, infatti, si era fatto prestare denaro da una sua amica (che cercava disperatamente lavoro) promettendole che si sarebbe interessato per farle annullare due multe. E in effetti dalle intercettazioni viene appurato il contatto con il politico a cui aveva anche fatto un favore familiare in precedenza e a cui consegna i due verbali. Pare che l’uomo vantasse dirette conoscenze anche all’interno della Polizia Locale sempre al fine di far annullare i verbali. Dalla notifica delle conclusioni delle indagini gli indagati hanno 20 giorni per presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pm il compimento di ulteriori e diversi atti di indagini oppure di presentarsi per rilasciare dichiarazioni cioè essere interrogato.