Coldiretti Puglia: effetti bellici conducono allo svuotamento delle stalle

Autore Redazione Canale 7 | ven, 08 apr 2022 10:49 | 756 viste | Coldiretti Puglia Allevamenti Economia

La crisi dovuta alla guerra in Ucraina e prima dal Covid, sta comportando lo svuotamento delle stalle per costi di gestione e mancanza di mangimi.

Con oltre una stalla su dieci (12%) in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività a causa dei costi di gestione degli allevamenti per le speculazioni in atto con la guerra in Ucraina dopo il Covid, in Puglia gli allevatori stanno vendendo i bovini da latte per ridurre i costi di gestione, con il numero di animali negli 830 allevamenti sopravvissuti sceso già del 25% in soli 3 mesi. E’ lo scenario denunciato da Coldiretti Puglia, causato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi come mais e soia che stentano ad arrivare dall’estero, con il settore dei bovini da latte che ha subito incrementi di costi pari al 57% secondo il Crea che evidenzia il rischio concreto di chiusura per la maggioranza degli allevamenti che si trovano costretti a lavorare con prezzi alla stalla al di sotto dei costi di produzione. L’adeguamento dei compensi è necessario per salvare le  stalle da latte pugliesi sopravvissute al Covid e alle speculazioni causate dal conflitto – afferma Coldiretti Puglia - a cui va garantita la stabilità e che hanno un’importanza per  l’economia regionale ma anche una rilevanza sociale e ambientale, perché quando una stalla chiude  si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate. La carenza di mais e soia, con le speculazioni in atto che hanno fatto schizzare i prezzi delle scorte – denuncia Coldiretti Puglia - sta mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi, ma stanno mettendo in crisi anche i mangimifici e i trasformatori, che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili.

 

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