6.032 illeciti accertati: 7 infrazioni per ogni chilometro di costa. Legambiente Puglia: “Grazie alle Capitanerie di Porto e Procure emersi problemi e illegalità divenute normalità in determinati territori”
(DA COMUNICATO ) - Non si ferma l’assalto al mare e alle coste italiane ma anzi, il quadro della situazione dell’Italia post lockdown si fa ancora più desolante. Abusivismo edilizio, deficit di depurazione e inquinamento, assalto al patrimonio ittico e alla biodiversità. Illeciti penali e amministrativi illustrati nel dossier Mare Monstrum 2022, il rapporto elaborato da Legambiente sulla base dei dati di Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto e che restituisce il quadro dei reati a danno delle coste e del mare. A guidare la classifica delle aggressioni all’ecosistema marino su base regionale è, anche nel 2021, la Campania, seguita da Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria e Lazio. Prima regione del Nord è il Veneto, mentre nelle quattro regioni a “tradizionale presenza mafiosa” – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – si concentra il 46,1% di tutti i reati e gli illeciti amministrativi accertati nel nostro Paese.In cima alla classifica generale del mare illegale 2021, troviamo il ciclo illegale del cemento, rimasto su valori assoluti altissimi (il 50,8% dei reati accertati). Non sono confortanti le notizie sul fronte degli illeciti legati al ciclo dei rifiuti, arrivati al 25,5% sul totale. Cala leggermente la pesca di frodo (il 20,8% del totale, rispetto al 23,3% del dossier precedente). In larga parte si tratta di illeciti amministrativi, più del doppio di quelli penali. Come denuncia da anni Legambiente l’assenza di strumenti penali adeguati per la tutela della biodiversità e degli operatori onesti è clamorosa, se consideriamo anche l’impatto ambientale di oltre 262 km di reti da pesca e palangari illegali sequestrati e le 7.182 sanzioni comminate. Completano il quadro i dati sull’illegalità relativa alla nautica da diporto, per quanto riguarda i danni ambientali causati anche in aree marine protette: rappresentano solo il 4% del “mare violato”, ma hanno un forte impatto proprio nelle aree di maggiore pregio e tutela.
In Puglia, nella classifica dell’illegalità sul ciclo del cemento, gli illeciti a danno dell’ecosistema marino e costiero, la Puglia figura al quarto posto con 2.712 infrazioni accertate, il 9,8% sul dato nazionale, con 1.0670 persone denunciate e arrestate e 320 sequestri effettuati.
In Puglia, le coste predilette dai paladini del cemento illegale sono da sempre quelle del Salento. Un dato che trova conferma anche nell’ultima relazione annuale sull’abusivismo edilizio della Regione. Il Comune con il maggior numero di pratiche aperte nel 2021 risulta quello di Nardò, con 65 fascicoli. In provincia di Lecce, in un anno, i casi registrati sono saliti del 52%.
Nel mese di maggio, nel comune di Diso, i Carabinieri forestali hanno sequestrato 17 edifici su indicazione della Procura della Repubblica di Lecce. Secondo i magistrati, la lottizzazione, su un’area di 25mila metri quadrati sottoposta a vincolo paesaggistico, in località Marina dell’Aia, è abusiva e per questo hanno iscritto 35 persone nel registro degli indagati.
Alla fine del 2021 la titolare di un noto stabilimento balneare di Porto Cesareo è stata condannata dal tribunale di Lecce a una pena di un anno e mezzo per aver realizzato nel corso di diversi anni una serie di opere abusive ad ampliamento e corredo della sua attività. In corso di indagini, la Capitaneria di porto aveva appurato, tra le altre cose, la costruzione di parcheggi, di immobili adibiti a camere e di porticati, l’ampliamento del locale pizzeria e la copertura irregolare di alcune sale: tutti lavori privi di autorizzazioni in un’area su cui vigono il vincolo paesaggistico e quello idrogeologico.
Stessa regione, altre coste, quelle del Gargano. Siamo nella Puglia che ospita uno degli ecomostri diffusi più devastanti del Paese, che Legambiente denuncia da decenni nei suoi dossier: il villaggio abusivo di Torre Mileto a Lesina, fatto da migliaia di seconde case tirate su a partire dagli anni ’70 senza fondamenta e allacci su una lingua di sabbia che divide il mare dal lago, dove le ruspe, dopo una breve apparizione tra il 2019 e il 2020, con la demolizione di alcune villette fatiscenti, non sono più tornate.
Nel 2021 la Capitaneria di porto ha sequestrato un’area di 14mila metri quadrati a Pietra Egea, nel territorio di Polignano a Mare, sulla costa barese, su cui era in corso la realizzazione di alcune strutture prive di permessi.
Purtroppo il nemico numero uno del mare resta l’uomo. Ogni anno l’elenco dei danni sull’habitat marino e costiero è sterminato. La Puglia si colloca al quinto posto per reati legati al ciclo di rifiuti e in genere a fenomeni di inquinamento marino: 1.182 i reati contestati nel 2021, l’8,5% del totale. A questo proposito significativa è la vicenda che ha smascherato un vero e proprio disastro ambientale nel mare del Gargano dell’operazione denominata eloquentemente “Gargano nostrum”, nell’ottobre 2021. L’inchiesta si è concentrata sulla gestione di dieci impianti di mitilicoltura, secondo gli inquirenti, condotti senza troppa cura per i danni arrecati alla biodiversità marina. Sono complessivamente 14 le persone che dovranno rispondere alle accuse formulate dalla procura di Foggia di disastro ambientale e combustione illeciti di rifiuti.
Tanti sono anche i reati legati alla pesca illegale. Nel 2021 sono state sequestrate in Italia oltre 627 tonnellate complessive di “pesce”. Purtroppo la Puglia guida la classifica generale con 223 tonnellate di prodotti ittici sequestrati (circa 124 tonnellate tra pesce, caviale, salmone, pesce spada e tonno rosso; più di 96 tonnellate di datteri, crostacei e molluschi; 1,8 tonnellate di novellame). Come non citare, a questo proposito, la mega operazione svolta a Taranto da Guardia Costiera, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, denominata “Oro di Taranto” che ha portato al provvedimento di sequestro preventivo di impianti abusivi di mitili nel Primo Seno del Mar Piccolo.