Il vescovo di Molfetta, proclamato venerabile da Papa Francesco, morì il 20 aprile del 1993. Ieri celebrazioni con la partecipazione del presidente della Cei Zuppi.
Sono trascorsi 30 anni da quel 20 aprile del 1993 in cui moriva Monsignor Tonino Bello, vescovo di Molfetta. Papa Francesco nel 2018, nel 25° anniversario della sua scomparsa, si era recato sulla sua tomba ad Alessano, piccolo centro salentino che gli aveva dato i natali, e nel 2021 lo stesso Santo Padre lo aveva proclamato venerabile. "Don Tonino - come era universalmente conosciuto, come preferiva farsi chiamare - è l'esempio ancora attuale di che significa essere padre e di che significa vivere il servizio rivolto a una diocesi con passione concreta, attuale e universale. La sua vita è stata la sua più grande omelia e ha anticipato la 'Fratelli tutti' di Papa Francesco". Così il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, cardinal Matteo Zuppi, ieri a Molfetta per la messa del 30esimo anniversario della morte di don Tonino. "Don Tonino temeva che le nostre comunità diventassero delle comfort zone, non perché il pericolo era il suo mestiere, ma perché il mondo non è una comfort zone- ha proseguito il presidente della Cei - Non se ne stava tranquillo, se le andava a cercare e in questo coinvolgeva tutti. Oggi il suo sforzo sarebbe quello del dialogo e della pace da cercare a tutti i costi- ha concluso Zuppi- E si sarebbe di sicuro inventato qualcosa".