La campionaria si apre alla presenza del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.
Ha preso il via l'86esima edizione della Fiera del Levante, alla presenza del vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Ad aprire la cerimonia, seguita in diretta da Canale7, Ilsindaco di Barie presidente Anci Antonio Decaro, che nel suo discorso ha sottolineato il ruolo del capoluogo in questi anni. A Decaro ha fatto seguito il presidente della Regione Michele Emiliano, il quale ha ricordato la figura di Sandro Ambrosi. Quindi c’è stato il discorso del presidente della Nuova Fiera del Levante, Pasquale Casillo e Gaetano Frulli. Questi ha chiesto alla platea un minuto di silenzio per ricordare la figura di Sandro Ambrosi. La chiusura della cerimonia inaugurale è del ministro Matteo Salvini. Servizi nel corso dei telegiornali.
DISCORSO DECARO
Signor vice Presidente del Consiglio, autorità civili, militari e religiose, signor Presidente della Regione Puglia, signor Presidente dell’Ente Fiera, signor Presidente della Nuova Fiera del Levante: benvenuti alla 86° edizione della Fiera del Levante.
E bentrovato, Sandro.
Oggi non sei seduto tra noi. Ma sei qui, nei nostri cuori.
Non ti saresti mai perso una nuova edizione della tua Fiera del Levante. E noi, questa, vogliamo dedicarla a te. Una fiera nuova, aperta, viva, capace di attrarre eventi, competenze e nuove economie.
È il mio ultimo discorso da questo palco, con indosso la fascia tricolore. Per questo chiedo il permesso di infrangere, per una volta, il rituale e di parlare direttamente alla mia, alla nostra città. Spero mi sia concesso e perdonato.
Cara Bari.
Se dovessi dire dove tutto è cominciato direi “da una strada”. E non perché sono un ingegnere dell’ANAS. Era il luglio del 2004. C’era una strada, un’automobile ferma, in panne, la mia, e il mio cellulare che squillava. Ero stato appena nominato da Michele Emiliano assessore al traffico, e una giornalista al telefono voleva sapere le mie idee per migliorare la mobilità dei baresi. Mentre io in quel momento cercavo un’idea per migliorare la mia, di mobilità…
Cara Bari, quel giorno la macchina, per fortuna, è ripartita. E in vent’anni, insieme, di strada ne abbiamo fatta tanta. Ma tanta, tantissima strada ancora dovrai fare.
Sarà una strada faticosa, ma non dovrai percorrerla da sola.
Hai più di 320.000 persone che ti ameranno e che cammineranno al tuo fianco,
come hanno fatto in questi anni. Sono donne, uomini, ragazzi, lavoratori, imprenditori, famiglie. Sono persone che hanno fatto una scelta difficile e coraggiosa: quella di restare qui, insieme a te, di crescere con te, di affidare a te la loro speranza di futuro.
Sono persone che io oggi voglio ringraziare ad una ad una perché artefici dei tuoi cambiamenti, cara Bari. Sono loro, sono i tuoi figli. Sono i baresi.
Cara Bari, non dimenticare mai la storia di Giovanni, questo il nome di fantasia che abbiamo scelto per quel ragazzino che ad ogni evento di quartiere giocava a fare il bullo per attirare la mia attenzione. Giovanni stava per finire in un altro gioco, molto più grande e pericoloso. Lui alla fine si è salvato, ma tu ricordati di prenderti cura dei tanti piccoli Giovanni che nei quartieri come il suo vivono ogni giorno la condanna ad un destino maligno che sembra ineludibile. E davanti allo specchio, cara Bari, abbi il coraggio di guardarti nuda, senza il trucco e gli abiti eleganti che vogliono coprire le tue ferite. Perché finché non guarirai quelle ferite, non sarai mai bella fino in fondo. Perché, finché tutti i Giovanni che vivono nelle tue strade difficili non avranno un futuro, non ce l’avrai mai nemmeno tu.
Per il futuro, ti aspettano anni complicati, cara Bari. Quel fatidico 2026, l’anno in cui tutte le opere del PNRR dovranno essere terminate, è un obiettivo alla tua portata. Ce la puoi fare. Abbiamo sfidato il covid, la diffidenza, la burocrazia. Abbiamo sfidato i pregiudizi di chi già ci considerava in fondo alle graduatorie perché ci riteneva incapaci di proporre progetti innovativi e di attrarre finanziamenti. E ora siamo lì, in cima a tanti di quegli indicatori. E siamo felici, non perché siamo tra i primi in classifica ma perché quell’acronimo, per molti incomprensibile, PNRR, vuol dire salute, vuol dire cultura, vuol dire progresso, vuol dire ambiente. Vuol dire parchi, case di comunità, asili nido, nuove strade, assistenza per i più deboli. Vuol dire, insomma migliorare la vita dei tuoi cittadini. Ed è questa, cara Bari, la classifica che devi vincere. (Se poi vincessi anche quella del campionato di calcio di serie B non sarebbe male…). Non avere mai paura di pretenderle quelle risorse. L’Europa e l’Italia te le devono, perché per averle hai studiato, hai progettato, hai lavorato, hai lottato, hai rispettato le regole e le scadenze. E hai sovvertito nei fatti lo stereotipo di un sud fannullone, impreparato e sprecone dimostrandoti efficiente e pronta. Anche per questo, adesso, quel denaro te lo meriti tutto.
Cara Bari, il dolore dei tuoi cittadini che negli anni hanno perso madri, padri, amici e figli a causa del mesotelioma pleurico, nessuno potrà risarcirlo. Ma tu hai il dovere di non dimenticarlo. E di provare a trasformarlo in nuova vita. Per questo, quello che sorgerà dove abbiamo abbattuto i muri d’amianto si chiamerà parco della Rinascita. Per questo, lì dove la Fibronit seminava morte, giocheranno i bambini. Per questo, lì dove qualcuno aveva già deciso di costruire case, tu farai crescere alberi.
Cara Bari, io continuerò a difendere le tue ragioni e quelle di altre città come te, piccole o grandi, che in questi mesi ci hanno creduto e per quei progetti del PNRR hanno lavorato. Lo farò come sempre, con spirito di collaborazione, senza guardare al colore delle amministrazioni e del Governo in carica. Perché fin dal primo giorno in cui ho varcato il portone di Palazzo di Città, il rispetto delle istituzioni è stata per me l’unica bandiera.
È in questo modo che abbiamo ottenuto il nuovo Parco della Giustizia, che darà finalmente dignità a chi lavora in un campo così delicato. È in questo modo che abbiamo ottenuto i fondi necessari ad aiutare le persone meno abbienti a mettere un piatto in tavola per i loro figli quando la malattia faceva più paura della fame. È in questo modo che abbiamo ottenuto i fondi per assumere personale per gestire nuovi 11 asili nido in tutta la città. Ma è in questo modo, soprattutto, che ho provato a rispettarti, cara Bari. Cercando con tutte le forze di farti volare alto per non farti impantanare nelle sabbie mobili delle polemiche politiche, delle rivendicazioni di campanile e delle beghe di partito.
Cara Bari, insieme ai tuoi cittadini hai superato momenti durissimi. La pandemia sembrava averti messa in ginocchio, invece ti sei rialzata e hai ricominciato a vivere. Sei tornata a farci riabbracciare nelle tue bellissime piazze. Hai riaperto i tuoi teatri e offerto spazi e tempi adeguati agli operatori culturali di questa città che finalmente, con coraggio, hanno scelto di vivere e lavorare qui, insieme a noi.
Fino a una ventina di anni fa, cara Bari, oltre il casello di Cerignola ti conoscevano in pochi. Da ragazzo, all’estero (e a volte anche in Italia) per far capire dove fossi nato dovevo indicare la cartina geografica. Oggi basta passeggiare per un vicolo della città vecchia e mettersi in ascolto, per essere travolti da accenti di tutto il mondo dallo svedese al veneto, dal giapponese al romanesco, dal tedesco al barivecchiano, che per fortuna resiste, in tutta la sua dura, gutturale armonia.
Cara Bari, in barba a tutti i tuoi detrattori sei diventata una città del turismo, e intorno ad esso hai sviluppato una nuova economia, nuovo lavoro, nuove opportunità. Ma promettimi di non mollare. Trova gli strumenti e le regole che potranno aiutarti a fare meglio, accogli il nuovo ospite che arriva ma non snaturarti mai. Difendi la tua autenticità, i tuoi colori e i tuoi sapori, le tue usanze più veraci. Perché chi viene qui deve guardarti, toccarti, viverti per quella che sei davvero.
Cara Bari, continua a rispettare quell’immenso patrimonio di identità che è il tuo mare. E immagina una nuova costa, spiagge, giardini, aree attrezzate per lo sport e per il gioco, una strada da attraversare solo in biciletta. Un mare da raggiungere in autobus o a piedi. Ora hai la possibilità di trasformare quel sogno in realtà. Puoi farlo senza ricatti né compromessi. Puoi farlo con la forza e l’ingegno di chi ha visto in quei 75 milioni di euro per il nuovo parco a mare lungo la costa sud un’opportunità di futuro e di libertà. Libertà dal degrado, dall’abbandono, dalla speculazione, dal mare negato.
Cara Bari, hai cominciato con Torre Quetta, Pane e Pomodoro con il nuovo lungomare a San Girolamo. Hai trasformato le tue spiagge rendendole veramente pubbliche, più belle, più libere.
Libere dagli interessi privati e dal malaffare, libere dalle reti della criminalità organizzata, libere dall’asfissia dell’estorsione che per troppo tempo ti ha strozzato.
Cara Bari, in questi anni hai imparato a farti coraggio e a denunciare. Perché la mafia non si combatte vergognandosene o nascondendola sotto il tappeto, ma nominandola e denunciandola. E tu lo hai fatto con coraggio, a viso aperto, insieme ai commercianti, agli imprenditori edili, nei mercati e nelle strade delle “fornacelle”. Hai trasformato le roccaforti della criminalità organizzata in centri sociali e in case per quelli che, vivendo di lavoro onesto, un tetto non potevano permetterselo. Hai trasformato la malavita in nuova vita.
La strada è ancora lunga, cara Bari, ma tu non mollare di un centimetro. Perché ogni battaglia che vinci è un passo avanti, ma ogni nuovo compromesso che accetti sono cento passi indietro.
Cara Bari, resta sempre orgogliosa dei colori delle bandiere arcobaleno che 20 anni fa con coraggio sfilarono per la prima volta tra le tue strade. I tuoi cittadini le accolsero, festosi, dai balconi, convinti che ognuno è libero di amare chi e come vuole. Difendi il diritto delle tue bambine a diventare le donne che vorranno, senza paure, senza rinunce. Difendile dalle rappresentazioni di comodo di chi scambia le vittime con i carnefici. Difendile da quelli che insegnano alle donne a bere meno e a vestirsi meglio, e dimenticano di insegnare agli uomini ad amare.
Cara Bari, accogli tutti i figli di questa terra che oggi sono tornati a vivere qui grazie alle 16 nuove aziende che hanno scelto di aprire in città una loro sede. E accogli, con lo spirito del tuo santo patrono, amante dei forestieri, chiunque arrivi da te per sfuggire alle guerre, alla fame, all’ingiustizia.
Chiunque cerchi in te un porto sicuro dove far approdare il sogno di una vita normale.
Anche loro sono il tuo futuro. Quel futuro per il quale in questi anni hai combattuto.
Un futuro dove una città del sud ha gli stessi diritti e gli stessi servizi di una città del nord.
Un futuro dove tutti potremo salire su un treno veloce e raggiungere Napoli in meno di due ore perché anche il sud ha il diritto a un collegamento veloce, efficiente, pubblico, come succede nel resto d’Italia. Ringrazio il ministro Salvini per aver accolto le istanze dei due sindaci di Bari e Napoli per il primo collegamento diretto.
Un futuro dove respirare un’aria più pulita, dove passeggiare in giardini e parchi vissuti. Un futuro dove imparare a lasciare l’auto e a prendere una navetta o una bici pubblica.
“Pubblico”, ecco. È una bella parola per descrivere il tuo futuro, cara Bari.
Pubblico come il mare per chi non può permettersi i lidi di lusso, pubblica come la scuola dove il figlio del ricco siede accanto a quello del povero. Pubblico come gli asili nido. Pubblico, che vuol dire di tutti, senza distinzioni di etnia, orientamento sessuale, religione, censo.
Un’altra bella parola è antifascista, quel valore che ti ha sempre fatto camminare a testa alta, anche nei periodi più bui della storia di questo Paese.
Come quel 9 settembre del 1943, di cui oggi ricordiamo l’80mo anniversario, quando la coraggiosa e valorosa resistenza dei ragazzi di Bari e del generale Bellomo fermò l’avanzata delle truppe naziste verso la conquista del porto.
Cara Bari, tu lo sai, io non volevo fare il sindaco.
Ma tu giorno dopo giorno mi hai conquistato.
Con il buio dei tuoi dolori e la luce della tua vitalità, con le bestemmie dei tuoi vicoli e la poesia del tuo mare, con il tuo autolesionismo e la tua laboriosità, con i tuoi pettegolezzi da provincia e il tuo talento da capitale europea.
Mi hai fatto innamorare di questo mestiere faticoso e bellissimo, di questo incessante incontro-scontro con i tuoi concittadini, a ogni ora del giorno e della notte, tra insulti, spiegazioni, lacrime e abbracci. Loro, i baresi, sono diventati una famiglia.
E ora, lo confesso, ho paura. Ho paura del giorno in cui mi toglierò per l’ultima volta questa fascia, che ormai per me è diventata una seconda pelle.
Ho paura come ogni essere umano ha paura quando sta per concludersi l’esperienza più bella della sua vita.
Ho paura, ma non ho rimpianti. Ho la coscienza in pace.
E non perché ho fatto tutto bene.
Ho la coscienza in pace perché, cara Bari, tutto quello che ho fatto, tutto, dal primo fino all’ultimo giorno, l’ho fatto soltanto, esclusivamente, per te.
Sii felice, tu sei Bari.
DISCORSO EMILIANO
Signore e Signori, Signor Vice Presidente del Consiglio,
benvenuti alla inaugurazione della 86^ Fiera del Levante.
Mi manca e ci manca Sandro Ambrosi, ci manca senza retorica e frasi fatte perché Sandro era un comandante di prima linea con una visione non solo tattica, ma anche strategica. Se questa edizione è stata possibile tutti lo dobbiamo a lui e al gruppo di lavoro che aveva scelto e formato negli anni. Fino all’ultimo ha lavorato per la Camera di Commercio e per questa Fiera e neanche la Sua consapevolezza sulla gravità della malattia lo ha fermato. La Puglia intera lo ringrazia e lo ricorderà come uno dei suoi figli prediletti.
Auguri di buon lavoro al Presidente Gaetano Frulli che di Sandro era amico fidato.
Grazie ad Antonio Decaro per il lavoro che ha fatto in questi anni. Evidentemente ho fatto bene a insistere! Grazie Antonio perché, assieme ai Sindaci presenti qui, date il senso di un ruolo e di un grande lavoro.
In Puglia siamo abituati ad una visione chiara e ad una modalità di esecuzione che anche un bambino potrebbe comprendere, alla quale apportiamo di momento in momento gli aggiustamenti suggeriti dall’ascoltare le persone e le organizzazioni. Un lavoro di pianificazione strategica cominciato nel 2005 dalla città di Bari e man mano allargato a tutti i territori attraverso un connubio continuamente coltivato tra cultura, tutela della bellezza, diritti civili e diritti universali, tra cui prima di tutto l’accoglienza, innovazione tecnologica e formazione delle persone.
La nostra crescita economica incessante non si è fermata neppure dopo la crisi del 2008, l’infezione aliena della xylella scoperta nel 2013, la pandemia che ha bruciato ricchezza e due anni e mezzo di lavoro, la guerra russo-ucraina.
Banca d'Italia, nel rapporto 2023 sull'economia, ci dice che la Puglia ha tenuto meglio delle altre regioni nel 2020, ed è cresciuta bene nel 2021 e 2022, riportando un tasso di crescita rispetto al 2019 superiore rispetto alla media italiana ed europea; l'occupazione nel 2022 cresce del 5%, il doppio della media italiana; il turismo supera i livelli pre-crisi e sul PNRR sarebbero arrivati, senza la rimodulazione, circa 9 miliardi di euro, cioè 2.300 euro pro capite a fronte di una media nazionale di 1.900 euro, confermando la capacità progettuale del territorio pugliese.
Abbiamo reagito tenendo sempre con forza su tutta la strategia senza mai farci tentare di sacrificare i diritti delle persone e dei più deboli all’obiettivo di spingere al massimo le imprese e la cultura di impresa.
Siamo stati i primi in Italia a dar vita al Reddito di dignità che ha funzionato benissimo, nonostante le incertezze politiche dei vari governi nazionali sulla definizione di un ammortizzatore sociale universale. Avevamo visto giusto nel collegare il sostegno economico alle politiche attive del lavoro e alla formazione.
Ma siamo stati primi in Italia per capacità di spesa dei Fondi Europei e dei Fondi Sviluppo e Coesione nazionali; siamo stati primi a parità di merito con le regioni più avanzate e ricche del nord nell’esecuzione della campagna vaccinale, grazie ad una sanità territoriale che, sebbene storicamente scarsa di risorse e personale, ha avuto motivazioni pubbliche incrollabili; siamo stati i primi a dar vita ad un’Agenda di genere per la parità uomo donna che impronta a questo obiettivo tutte le azioni regionali; siamo stati i primi al mondo a dar vita ad una campagna di monitoraggio arboreo e di taglio di alberi infetti di vastità biblica, rallentando un contagio che purtroppo già nel 2013 aveva assunto proporzioni non arrestabili a causa della scarsa conoscenza della xylella, malattia importata dal sud America; siamo stati i primi in Italia ad emettere minibond per accompagnare il finanziamento delle imprese con capitali privati oltre che bancari; siamo stati i migliori, a dire di Confindustria Puglia e Nazionale e delle altre organizzazioni di impresa e sindacali nella gestione del salvataggio delle imprese in crisi a causa della pandemia con la misura Titolo II Covid, ma anche quelli che grazie a fondi europei e Fsc hanno salvato il sistema culturale pugliese, determinante per fare della Puglia la meta turistica preferita da milioni e milioni di turisti italiani e stranieri pur non disponendo nel nostro territorio di città d’arte di fama mondiale. Abbiamo curato la nostra immagine positiva utilizzando la Puglia come scenografia di film e serie televisive bellissime come Lolita Lobosco, di sfilate di moda del livello di Dolce &Gabbana, Dior e Gucci; ma siamo anche quelli che accolgono migranti in una sinergia perfetta tra Prefetture, Forze dell’Ordine, Regione, Asl e Comuni fronteggiando i flussi ordinari e quelli delle guerre che ci circondano senza badare alla religione e al colore della pelle di chi arriva da noi; abbiamo dato vita a Lecce ad un centro di ricerche di medicina predittiva con utilizzo di nanotecnologie, in accordo con le nostre università, il CNR che proseguirà la sua attività raccogliendo fondi pubblici e privati attraverso una Fondazione di cui è parte anche la Regione; a Nardò e San Severo abbiamo realizzato politiche di accoglienza e di rispetto del lavoro dei migranti attraverso la creazione di Foresterie per lavoratori in agricoltura che sono diventate il modello nazionale del Ministero dell’Interno, che hanno abbattuto i costi pro capite per migrante e reso dignitoso il loro lavoro attraverso la collaborazione con sindacati, associazioni e imprese che commercializzano i prodotti coltivati dai migranti in aziende agricole di proprietà della Regione Puglia. Ma a Nardò e Porto Cesareo, il turismo si incrocia con il settore industriale automobilistico in accordo con Porsche, per potenziare una vecchia pista abbandonata solo pochi anni fa che diventerà il centro di collaudo delle super car del futuro (immaginate che un colore Ferrari si chiama per questo Grigio Nardò).
Siamo quelli che hanno dato vita ad un osservatorio antifascista che monitora autorevolmente i rigurgiti autoritari, ma anche ad una guida turistica dei luoghi del martirio e della memoria a disposizione delle scuole italiane e dell’intera collettività.
Siamo aperti al contributo di tutti e non discriminiamo politicamente o ideologicamente nessuno, in un modello politico inclusivo, basato sui programmi e non sulle appartenenze, che viene criticato da chi non lo comprende e apprezzato da tanti pugliesi che hanno riassaporato così il gusto di partecipare alla vita istituzionale e politica. Abbiamo dialogato col mondo intero, accompagnando la politica estera italiana accogliendo a Bari nel 2007 il vertice italo-russo voluto dal Governo dell’epoca, stabilendo rapporti proficui anche con Paesi non appartenenti alla Nato, che abbiamo interrotto senza esitazioni di fronte all’aggressione all’Ucraina cui abbiamo mostrato totale e fattiva solidarietà accogliendo migliaia di profughi e festeggiando con loro la loro ricorrenza nazionale qualche settimana fa illuminando di giallo e blu il Palazzo della Presidenza della Regione sul lungomare.
E siamo la Regione prescelta dal Governo italiano per lo svolgimento del G7 nella prossima primavera. Evidentemente siamo stati giudicati all’altezza di questa grande responsabilità per questo diciamo grazie a chi ha saputo riconoscere questi fatti rinnovando la massima collaborazione in vista di questo storico appuntamento.
Siamo la regione che nel 2015 era l’ultima in Italia per livelli essenziali di assistenza e adesso, dopo pochi anni, siamo totalmente adempienti e nella prima parte della classifica, malgrado un deficit di personale di almeno 20mila unità che non possiamo ancora colmare, nonostante concorsi espletati con graduatorie pubblicate, a causa della mancanza di copertura finanziaria da parte dello Stato.
Come tutte le regioni del Sud a più basso reddito abbiamo una spesa farmaceutica più alta delle regioni più ricche. Questo dato è confermato da anni da tutte le analisi dell’Agenzia nazionale del Farmaco, al punto da dover ritenere il fenomeno causa diretta della maggior povertà delle famiglie del sud, conseguendone che diversi dovrebbero essere i criteri di assegnazione alle regioni del sud del Fondo sanitario Nazionale.
Per questo assieme ad altre regioni abbiamo approvato un disegno di legge da sottoporre al Parlamento per l’aumento della spesa sanitaria sino al 7,5 del PIL come avviene nella altre nazioni europee. Ma nel frattempo abbiamo dovuto bloccare le assunzioni di migliaia di giovani meridionali che avremmo potuto sottrarre alla povertà e dai costi del sistema.
Per supplire alla disastrosa programmazione delle lauree sanitarie da parte del Governo, stiamo sostenendo, con fondi di bilancio ordinario, l’apertura di tre nuove facoltà di medicina a Taranto, a Bari e a Lecce.
Il Tecnomed completa il polo della ricerca salentino, facendo di Lecce la città della ricerca e della salute, grazie alla sinergia con Università, Comune e Provincia, che formerà medici che sono anche ingegneri e ingegneri che sono anche medici.
Sono in costruzione avanzatissima due nuovi ospedali a Monopoli-Fasano e a Taranto, altri tre sono in fase avanzata di progettazione a Maglie-Melpignano, Andria e a Corato-Terlizzi-Molfetta e per questo ringrazio il Governo che sta collaborando fattivamente a questa titanica impresa.
Ma non ci siamo dimenticati della disabilità grave e gravissima e dell’autismo. In mancanza di adeguato finanziamento nazionale, incrociando finanziamenti europei e regionali, abbiamo portato gli assegni da rendicontare a 1200 euro, una somma enorme ovviamente sottratta ad altri impieghi.
Ci auguriamo che su disabilità e autismo il Governo ci dia ulteriore sostegno finanziario perché le Regioni da sole non ce la possono fare.
Per recuperare le liste di attesa in sanità, nonostante il blocco della assunzioni che abbiamo dovuto deliberare per rispettare i vincoli di bilancio imposti da Roma, abbiamo stanziato circa 28,5 milioni di euro. I dati sulle liste di attesa della Puglia non sono comunque dissimili da quelli di altre regioni.
Siamo la regione di Castel del Monte, della Valle dei dinosauri, di siti archeologici bellissimi, del Marta di Taranto, del porto di Brindisi che è il più bello d’Italia, termine della via Appia, della Notte della Taranta, dei Monti Dauni e del Gargano, quest’ultima da sempre tra le prime destinazioni turistiche italiane, siamo antichissimi, ma anche modernissimi.
Siamo di gran lunga i primi produttori di energia da eolico e da fotovoltaico, pur essendo anche afflitti dall’inquinamento di grandi impianti a carbone che producono in Puglia quasi il doppio dell’energia che consumiamo senza alcuna compensazione ambientale.
Siamo anche assieme al Veneto i maggiori produttori di vino in Italia. E produciamo più olio di tutti. Ma la nostra agricoltura pur fortissima, deve crescere in innovazione tecnologica e in capacità di commercializzazione senza rimanere vittima delle oscillazioni del mercato.
Stiamo costruendo ferrovie ovunque, i lavori del nodo ferroviario di Bari procedono incessanti, e le linee dei treni regionali in via di realizzazione sono state visitate dal Ministro Salvini e da me solo qualche mese fa; la metropolitana leggera del Salento sta andando avanti grazie a Ferrovie Sud Est, ma bisogna recuperare i ritardi di opere finanziate sin dal 2017. Stiamo costruendo strade a nord, al centro e a sud: la SS.89 Garganica, la camionabile di Bari, la SS.172 detta dei Trulli, la SS. 275 Maglie Leuca, SR.8 Talsano Avetrana, collegamenti tra stazioni e aeroporti, come a Brindisi.
Sono miliardi e miliardi di opere che i Governi passati e presenti e la Regione Puglia hanno realizzato insieme, collaborando, senza conflitti, concordando Ministero per Ministero, opera per opera, cosa realizzare con i fondi europei, cosa con l’FSC assieme a tutti gli investimenti immateriali connessi o conseguenziali (in turismo, cultura, ricerca scientifica, aiuti alle imprese, etc.) che danno senso e visione strategica alle infrastrutture.
E allora perchè mai impedire l’utilizzo dei 4,6 miliardi di FSC che spettano alla Puglia per realizzare un mix equilibrato tra infrastrutture fisiche e infrastrutture immateriali? Perché interrompere il circolo virtuoso che i pugliesi hanno costruito in questi ultimi anni?
Come si può strappare alla Puglia ed al sud la possibilità di utilizzare l’FSC per colmare il divario dei propri bilanci ordinari di gran lunga inferiori a quelli delle Regioni del nord anche per le spese immateriali oltre che per gli investimenti?
Che senso ha fare infrastrutture e investimenti in una terra che poi si spopola per mancati aiuti alla scuola, alle Università, alla cultura e al turismo, alle imprese che vogliono rafforzare la loro attività anche attraverso programmi comuni con università ed enti pubblici? Proprio adesso che i nostri giovani vogliono vivere qui?
Vorremmo utilizzare i 4,6 miliardi del FSC assieme ai Fondi Fesr, al PSR in agricoltura, al Fondo sociale europeo, al bilancio ordinario per quanto possibile, per realizzare una grande strategia per attrarre persone e imprese, intellettuali e ristoratori, artigiani e scienziati, camerieri e pizzaioli, medici ed infermieri, economisti ed informatici, ma anche registi, poeti, scrittori, agricoltori e contadini decidendo come farlo, prima di tutto col Governo ovviamente, ma anche col partenariato, con i centri di ricerca che abbiamo fondato, con il terzo settore, con i grandi centri culturali del mondo e pugliesi, con i Teatri e la Apulia Film Commission, con l’Agenzia Regionale Arti che si trasformerà in un traslatore della ricerca scientifica verso le imprese, con le Università e con le decine di soggetti collegati a grandi gruppi di consulenza mondiali che si stanno stabilendo in Puglia dando lavoro ai nostri giovani e tanti altri ancora, in un’infinita catena di relazioni umane, civili, culturali ed economiche che realizzi il nostro sogno di una Puglia ricca e rispettata come altre regioni italiane ed europee.
Non abbiamo tempo da perdere, non ce lo possiamo permettere, come non può permetterselo l’Italia, non possiamo tenere centinaia di miliardi fermi del PNRR, col rischio di perderli per mancato utilizzo, mentre cerchiamo di “rimodulare” e di “mettere in ordine”, dei Fondi europei, dei Fondi nazionali FSC, dei fondi destinati alle ZES che non possono essere bloccati per il lungo tempo necessario alla creazione della ZES unica, sacrosanta nei principi e nella applicazione a tutto il sud, ma che non può passare dallo smantellamento delle ZES esistenti per ricominciare tutto daccapo, come è stato fatto per l’Agenzia della Coesione azzerata al di là dei suoi non troppo oggettivi demeriti, proprio adesso che stanno già cominciando i primi insediamenti ed investimenti. Che almeno si salvino le esperienze e gli uffici dei commissari attuali e li si innestino in una più ampia regia nazionale: si può migliorare l’esistente senza smantellare e senza interrompere il lavoro per anni come fatto per il PNRR e per l’FSC.
E infine chiedo al Governo che fine ha fatto il fondo di perequazione infrastrutturale, che vale ben 4,6 miliardi di euro in gran parte destinati al Sud.
Senza alcun intento polemico, devo lanciare un allarme: dopo quasi un anno di accentramento e il fermo totale a Roma di tutte le fonti di investimento del Paese, l’economia si sta fermando, il PIL e la produzione industriale rischiano di crollare assieme alle entrate fiscali. Queste sono le conseguenze di una politica di accentramento e controllo della spesa che danneggerà l’Italia e lo stesso Governo, che con questi presupposti avrà problemi a fare la legge di bilancio.
La ristrutturazione e la rimodulazione dei fondi disponibili andava realizzata facendo andare in parallelo l’erogazione delle somme per opere sensate e realizzabili nei termini, bloccando quelle insensate e fuori tempo massimo, senza ingenerare in tutti noi e nell’Unione Europea la sensazione di non essere in grado di gestire la situazione e l’opportunità che ci è stata concessa grazie al Governo Conte.
La responsabilità che il governo si sta assumendo è enorme nel momento in cui si chiede alla UE di rimodulare in ogni regione, per importi miliardari, opere già appaltate dai Comuni che, secondo me, non possono essere definanziate senza incorrere nelle censure della Corte dei Conti, non bastando avere estromesso quest’ultima dai controlli sul PNRR, visto che il danaro, una volta entrato nei bilanci dello Stato ricade comunque sotto il doveroso controllo di legittimità contabile ordinario.
E per un ente sovraordinato come lo Stato, definanziare senza giustificato motivo ciò che è già stato appaltato, per sostituire in modo incerto nel modo, nel se e nel quando il finanziamento, secondo me, corrisponde ad un danno erariale se la necessità e la tempestività dell’opera fosse confermata.
Che cosa triste ed inaccettabile sarebbe definanziare dal PNRR la gara per la realizzazione del completamento della messa in sicurezza dell’area della ex fabbrica Fibronit di Bari che ha provocato oltre 700 morti per amianto mediante la realizzazione del “Parco della Rinascita” dedicato alla memoria delle vittime? Eppure il Comune di Bari ha appaltato nei termini la gara e addirittura consegnato il cantiere, i cui lavori potrebbero partire anche domani concludendo una ventennale opera di bonifica iniziata nel 2004, passata dalla revoca del piano di edilizia privata con oltre 600mila metri cubi e dalla variante urbanistica da edificatoria a verde pubblico del 2008? Che senso ha questo definanziamento? A chi e a quale opera si intendono destinare questi soldi?
Identica cosa sta avvenendo a Taranto per i lavori di decarbonizzazione dell’acciaieria ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. La società del Governo italiano DRI ha già concluso e aggiudicato la gara che deve portare alla più importante rivoluzione tecnologica nella produzione dell’acciaio, dando vita alla sostituzione dei forni a ciclo integrato alimentati a carbone, con forni a riduzione diretta alimentati a gas e a idrogeno che abbattono quasi del 100% le emissioni nocive e della metà le emissioni di gas serra. Cui prodest? Perché l’Unione Europea dovrebbe accettare una simile rimodulazione dell’importo di due miliardi per un’opera simbolo della strategia del Green New Deal Europeo e della transizione energetica per salvare la terra dall’effetto serra e i tarantini dalla morte per tumore e malattie respiratorie e cardiorespiratorie? Arcelor Mittal pretenderebbe di lasciare a Taranto i forni a ciclo integrato che altrove in Europa e in Italia sono in via di sostituzione con il DRI e il Governo, con la richiesta di rimodulazione, sembra volerla accontentare rinviando a data e finanziamenti incerti una delle sfide simbolo della Puglia e dell’Italia, quella della decarbonizzazione, quasi a pestare sotto i piedi tutte le idee nate in Puglia e affermatesi nel mondo come giuste ed opportune.
Negare la bonifica dell’ex Fibronit e la decarbonizzazione dell’ex Ilva non può essere terreno di lotta politica perché parliamo del destino delle persone e di intere comunità.
La città di Taranto ha bisogno anche di altre risposte decisive per il suo rilancio: come si spiega il ritardo dei finanziamenti nazionali promessi da vari Governi per i giochi del Mediterraneo?
Non mi risulta che il Governo abbia ancora stanziato un euro della somma di 150 milioni promessa dal Ministro Giorgetti. Come si presentano progetti esecutivi senza la provvista per la esecuzione delle opere?
Ciononostante la nostra volontà di collaborazione col Governo è incrollabile, pur di dare a Taranto questo risarcimento di immagine. Ho apprezzato la pazienza e la moderazione con la quale la Città di Taranto, come vera madre dei giochi, preferisce rinunciare alla proprie prerogative pur di non vedere tagliato in due il proprio progetto. Manca sin qui un Re Salomone capace di riconoscere chi ha veramente a cuore Taranto e i giochi e chi sta giocando al tanto meglio, tanto peggio. Ecco perché qualche settimana fa ho scritto al Presidente del Consiglio per chiedere che in sua presenza si possa svolgere un incontro chiarificatore su tutta la vicenda che rischia di esporre ad una brutta figura tutta l’Italia e il suo prestigioso e plurimedagliato movimento sportivo.
I Giochi peraltro sono una ineguagliabile occasione per avviare col supporto del Ministero degli esteri e con il Governo intero il consolidamento delle relazioni internazionali dell’Italia con i Paesi del Mediterraneo in ogni campo utilizzando la cosiddetta diplomazia dello sport, affidandola a città e regioni per smussare angoli e superare ostacoli in questo momento più difficili per la diplomazia ufficiale.
Del resto la Puglia sostiene e partecipa alla strategia europea per la regione adriatico ionica, EUSAIR guidando il processo di entrata nella UE di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, San marino e Serbia.
Abbiamo anche avuto e avremo sempre di più un ruolo determinante per il rilancio da parte della UE della realizzazione e istituzione del Corridoio VIII delle Rete Europea TEN-T, fino a pochi mesi fa dimenticato da tutti.
Siamo anche impegnati nell’ambizioso progetto della costruzione dell’acquedotto Albania-Italia col supporto dell’AQP società totalmente partecipata dalla Regione Puglia e stiamo per riattivare dopo trent’anni la diga del Pappadai, realizzando investimenti importantissimi per la riduzione delle perdite e per la realizzazione dell’acquedotto rurale salentino che dia acqua alla rinnovata agricoltura del sud colpita dalla tragedia della xylella e impegnata in un processo storico di riforestazione delle superfici olivetate e non.
Abbiamo il mare più pulito e meno inquinato d’Italia da diversi anni grazie alla sorveglianza ambientale e all’ottima depurazione delle acque e festeggeremo bene l’anno del mare collaborando con la Guardia Costiera italiana e pugliese.
La blue economy, lo sviluppo sostenibile e la forza delle nostre strutture portuali che hanno incrementato fino al 40% il proprio traffico, hanno straordinarie prospettive di sviluppo che stiamo sostenendo chiedendo a grandi investitori ed armatori di utilizzare meglio e di più le nostre infrastrutture. Come la linea ad alta capacità Bari Napoli che termineremo nei tempi previsti.
Abbiamo dietro di noi 19 anni di lavoro ben fatto, compreso il ripristino di legalità che è già una realtà in molti capoluoghi e che adesso deve essere la premessa per la rinascita di Foggia dopo la tragedia provocata da criminali che hanno determinato lo scioglimento addirittura di un capoluogo di provincia.
Soprattutto abbiamo tanto lavoro da fare, ma ci conforta la qualità della classe dirigente che in questi diciotto anni si è creata grazie ad una selezione attenta e durissima basata sulle capacità e sul merito che fa dei sindaci pugliesi un esempio per il Paese. Tutto ciò è avvenuto nonostante i tanti incidenti di percorso, gli errori, le delusioni che fanno parte della vita e a maggior ragione della vita politica.
Ma siamo ancora qui, orgogliosi e ingenui, sicuri di essere stati dalla parte giusta della Storia, al servizio dell’Italia e in particolare del Sud che vogliamo riscattare dai luoghi comuni e dalle calunnie, ma anche dagli errori effettivamente commessi dai quali abbiamo imparato più che dai successi.
Non smetteremo di batterci senza padroni e senza padrini, a mani nude, forti di uno spirito di squadra indomito che ci viene tramandato da pugliesi come Antonio Montinaro e Rocco Di Cillo, gli agenti della scorta rimasti fino all’ultimo accanto a Giovanni Falcone perché quella era la cosa giusta da fare.