Tanta gente ha partecipato ai funerali del bambino di Montalbano stroncato a soli 7 anni da un male incurabile
MONTALBANO DI FASANO - C’erano tutti per l’ultimo saluto a Ivan. I suoi supereroi preferiti, i suoi compagni di scuola, gli amici di gioco, i giocatori delle scuole calcio fasanesi ma anche le biciclette a cuscinetti che tanto amava. E poi tanti e tanti normali cittadini che avevano apprezzato la forza del piccolo guerriero nella sua lotta a quel male che lo ha strappato agli affetti più cari: a mamma Marilena, a papà Denny, ai fratelli Vito e Giuseppe. Il loro abbraccio davanti alla bara bianca di Ivan a fine esequie è l’emblema di una famiglia distrutta dal dolore ma pronta ad andare avanti nel nome di Ivan, per non dimenticarlo e non farlo dimenticare. Il funerale di Ivan Fumarola, il bambino di 7 anni di Montalbano stroncato da un male incurabile nella notte tra lunedì e martedì, ha portato ancora una volta un pezzo di Disneyland nella frazione fasanese. Molti figuranti si erano schierati sulle scale della chiesa parrocchiale montalbanese per rendere onore al piccolo nel suo ultimo viaggio. Toccante la celebrazione di don Gianluca Dibello che nella sua omelia ha voluto sottolineare come Ivan non è stato sconfitto dal male perché il male non vince mai. Ha sorriso fino all’ultimo il guerriero. Domenica sera aveva anche ricevuto prima comunione e cresima dal vescovo mons. Giuseppe Favale. All’uscita del feretro una miriade di palloncini bianchi si è levata incielo. Il feretro era portato a spalla da alcuni amici del piccolo che in questi anni si erano prodigati per diverse raccolte fondi per aiutare la famiglia nelle spese sanitarie. Ai piedi del sagrato c’era anche l’Incredibile Hulk, il supereroe preferito di Ivan. Si è inginocchiato davanti alla bara a dimostrazione di come il vero supereroe fosse stato un bambino di soli sette anni che ha dovuto lasciare troppo presto la vita. Ivan ha smesso di soffrire ma in questo piccolo lasso di tempo che ha vissuto ha lasciato un’eredità importante per tutti: mai arrendersi anche se può finire male. Ora Ivan sarà tra le nuvole, a giocare, probabilmente proprio con quei palloncini che i suoi amici hanno lanciato nel cielo azzurro di un triste mercoledì mattina.