E' il commento di Roberto Romito, presidente ANP Puglia.
“Molti dei commenti apparsi sulla stampa dopo la riunione di ieri presso l’assessorato regionale all’istruzione sul tema del dimensionamento delle scuole sono a nostro avviso *non rispondenti alla realtà* e perciò stesso fuorvianti rispetto all’opinione pubblica, continuando a riportare *luoghi comuni* fondati su una distorta interpretazione dei dati- è questo il commento del dott. Roberto Romito, presidente regionale dell’ANP, Ass. Nazionale Presidi-. Siamo costretti a ribadire, ancora una volta, che le nuove norme in materia che si applicheranno a partire dall’anno scolastico 2024/2025, volute da Governo e Parlamento e inserite nelle legge di bilancio per il 2023, dispongono soltanto quale dev’essere regione per regione il numero dei posti che costituiscono l’organico dei dirigenti scolastici (e dei direttori amministrativi, ossia i DSGA): quindi *è improprio (e fuorviante) parlare di “scuole a rischio” di scomparsa, perché esse - intese come plessi o edifici in cui si eroga il servizio di istruzione ai nostri bambini e ragazzi - rimarranno e continueranno a funzionare lì dove sono ora*.
E per di più il rischio di “scomparsa” o di perdita *non riguarda neanche i dirigenti scolastici*, come si può dimostrare con un semplice calcolo.
Oggi abbiamo in Puglia 631 scuole e 572 dirigenti scolastici persone fisiche (dati ufficiali rilevabili dal sito dell’USR Puglia). Una pattuglia di questi ultimi si vede assegnata, oltre alla scuola di titolarità, anche la reggenza di un’altra scuola. Le reggenze sono 59. La somma di 572 più 59 fa, appunto, 631.
*Perché ci sono le reggenze?*
A parte pochi casi, soprattutto perché la gran parte di quelle 59 scuole sono sottodimensionate, ossia *non hanno l’autonomia per avere ora una propria dirigenza stabile*.
Secondo i parametri che saranno ufficializzati a breve dal Ministero e dal MEF - unilateralmente da parte loro, come prevede la legge poiché non è stato raggiunto finora un accordo politico sul tema all’interno della Conferenza Stato-Regioni - *nel 2024/2025* (cioè fra due anni scolastici) *il numero dei posti dirigenziali “scenderà” a 569, rispetto agli attuali 572 dirigenti in servizio* (3 in meno). Ma bisogna tener conto che al prossimo 31 agosto andranno in pensione almeno una ventina degli attuali dirigenti pugliesi (tra pochi giorni avremo i dati precisi). E calcolandone verosimilmente un’altra ventina al 31 agosto del 2024, *inizieremmo l’anno scolastico 2024/2025* (il primo della nuova stagione in cui si applica la vituperata legge) *con 572 meno 40, ossia 532 dirigenti persone fisiche*. Cioè con meno dirigenti rispetto a quelli oggi in servizio.
E ciò *a fronte di 569 scuole che saranno allora funzionanti sul territorio*, ottenute semplicemente dalla ricombinazione soltanto amministrativa delle attuali sedi fisiche scolastiche *senza che vi sia “chiusura” per nessuna di esse dal punto di vista della frequenza degli alunni e dell’erogazione del servizio di istruzione*, nessuna delle quali sarà sottodimensionata ed alle quali (tutte) dovrà per legge essere assegnato uno ed un solo dirigente, *senza più reggenze*.
Quindi, *di che cosa stanno parlando coloro che ipotizzano la “scomparsa” delle scuole e dei dirigenti?* Per questi ultimi occorrerà invece *ricorrere a nuove assunzioni*, anche se consideriamo che una parte di quei 32 posti sarà verosimilmente assegnata a dirigenti pugliesi già oggi in servizio da diversi anni in regioni diverse e anche molto lontane dalla Puglia e che chiedono di rientravi.
Finiamo con qualche considerazione sull’asserito depauperamento del servizio scolastico che il nuovo dimensionamento comporterebbe. *La norma di cui parliamo si pone come obiettivo l’azzeramento delle reggenze dirigenziali*. Non c’entra nulla con il numero dei docenti o con la numerosità delle classi, oggetto di altre e diverse norme.
Ma la *qualità della vita istituzionale di una scuola in reggenza*, come oggi avviene, soffre sicuramente il fatto che *il dirigente, titolare nel contempo da un’altra parte, deve occuparsi allo stesso tempo di “due di tutto”*: due consigli di istituto, due collegi dei docenti, due diversi bilanci da gestire con due diversi insiemi di finanziamenti e progetti, due diversi piani dell’offerta formativa, due contrattazioni integrative da fare con due diverse compagini sindacali con cui trattare, due piani di attività del personale, due diverse attitudini e capacità professionali del suo principale collaboratore amministrativo (il DSGA, diverso nelle due sedi), due diversi staff di collaboratori: e chi più ne ha più ne metta.
Finisce, in molti casi, che il dirigente riesce a dedicare alla *scuola in reggenza* solo una frazione del proprio tempo complessivo di lavoro, con il rischio che tale scuola rischia di diventare la *Cenerentola* fra le due che sono interessate.
Le quali, *se invece facessero parte di una stessa unità amministrativa, magari centrata su un solo comune o al massimo su comuni viciniori* tra cui accorpare le due scuole, permetterebbero ad un unico dirigente stabilizzato su di essa di *impostare il proprio lavoro su un arco di tempo di almeno tre anni scolastici e quindi di poter realizzare quella visione unitaria di gestione del servizio di istruzione che gli compete per legge, con evidenti benefici per la collettività* che usufruisce del servizio scolastico, perché sarebbero ricondotti all’unità - appunto -quegli elementi (“due di tutto”, dicevamo) oggi forzatamente e dannosamente separati.
*Come sindacato dei dirigenti* (perché noi anche questo siamo) dobbiamo rilevare, inoltre, che i compensi delle reggenze sono pagati a coloro che le debbono esercitare con fondi stanziati a favore della categoria dei dirigenti per retribuire globalmente loro salario accessorio. *L’azzeramento (o la riduzione a pochi casi) delle reggenze libererà risorse per l’aumento delle retribuzioni di tutti i dirigenti della regione*.
Non ci sembra una cosa da poco, quindi, come ulteriore effetto degli accorpamenti che sono in vista fra due anni.
Per tutto quanto detto, è proprio su questo capitolo degli accorpamenti che ci attendiamo la *sagacia e la lungimiranza di Comuni, Province e Regione* a cui spetta di determinarli sui vari territori.
E dichiariamo che siamo disponibili a lavorare con loro, come sempre, *senza preclusioni ideologiche* e con spirito di collaborazione.